Punti chiave
1. All’inizio c’era Uno, poi Tre emersero per mettere in moto il Cosmo.
All’inizio non c’era nulla. Solo il Parabrahman.
La Realtà Assoluta. Prima che qualsiasi cosa si manifestasse, esisteva solo il Parabrahman, l’assoluta realtà indescrivibile, infinita e senza tempo. Questo principio supremo volle la creazione, iniziando con il suono primordiale Om e gli elementi e attributi fondamentali (gunas).
La Trinità Cosmica. Dalla volontà del Parabrahman nacque la Trimurti: Brahma il Creatore (Rajas Guna), Vishnu il Conservatore (Sattva Guna) e Shiva il Distruttore (Tamas Guna). Queste tre manifestazioni divine rappresentano il ciclo eterno di creazione, conservazione e dissoluzione che governa l’universo (Brahmanda).
La Prima Manifestazione. Vishnu, come Narayana, apparve per primo fluttuando sulle acque primordiali all’interno dell’uovo cosmico d’oro (Hiranyagarbha). Da un loto che spuntava dal suo ombelico emerse Brahma, pronto a iniziare l’atto fisico della creazione, stabilendo i regni e il fluire del tempo, preparando il terreno per le innumerevoli storie che si sarebbero svolte.
2. La creazione richiede l’unione degli opposti: il Sacro Maschile e Femminile.
Maschile e femminile sono le due metà del tuo Brahmanda e nessuna può funzionare senza l’altra.
Le prime difficoltà di Brahma. Brahma inizialmente faticò a popolare l’universo, poiché le sue prime creature, i Kumaras e Narada, scelsero vie spirituali invece della procreazione. Persino Shiva, invitato ad aiutare, poté generare solo repliche immortali, interrompendo il necessario ciclo di nascita e morte.
La rivelazione di Ardhanarishwara. In cerca di guida, Brahma vide Shiva manifestarsi come Ardhanarishwara, la forma androgina, rivelando che la creazione richiede la sintesi delle energie maschili (Purusha) e femminili (Shakti). Questa dualità divina è essenziale per la propagazione e il sostentamento dell’universo.
Maithuna Srishti. Fortificato da questa comprensione e dalla grazia di Adishakti, Brahma creò la prima coppia umana, Manu e Brahmi (Shatarupa). La loro unione attraverso il coito (maithuna) divenne il metodo primario di procreazione, fondando la razza umana e assicurando la continuazione del ciclo creativo.
3. Dei, demoni e umani sono tutti vincolati dalla legge cosmica e dai cicli del karma.
Un’azione genera sempre una reazione indipendentemente dal contesto.
Principi universali. I Purana sottolineano che le leggi cosmiche, come il karma (causa ed effetto) e il dharma (dovere giusto), valgono per tutti gli esseri, divini o demoniaci che siano. Anche gli dei affrontano conseguenze per le loro azioni, come quando Shiva commette il Brahmahatya per aver decapitato Brahma o Vishnu viene maledetto da Bhrigu e Vrinda.
Cicli di rinascita. Il concetto di rinascita e la natura ciclica del tempo (yuga, manvantara) sono centrali. Le anime trasmigrano in base al loro karma, cercando la liberazione (moksha) dal ciclo di vita e morte. Persino esseri celesti come Jaya e Vijaya devono subire molteplici nascite mortali per espiare le loro azioni.
Fati intrecciati. Le storie mostrano come i destini di dei, demoni e umani siano strettamente intrecciati. Le azioni in un regno o in una vita hanno ripercussioni in altri, evidenziando l’interconnessione di tutta l’esistenza all’interno del Brahmanda.
4. Devozione e austerità conferiscono un potere immenso, indipendentemente dalla natura o dall’intento.
Uno sforzo incrollabile non può rimanere senza ricompensa. È legge naturale.
Il potere del Tapasya. Le austerità intense (tapasya) generano costantemente un potere spirituale immenso, capace di compiacere anche le divinità più elevate come Brahma, Vishnu e Shiva. Questo potere trascende la natura intrinseca del praticante.
Donativi per tutti. Sia dei che demoni intraprendono penitenze rigorose per ottenere doni. Brahma e Shiva, vincolati dalla legge cosmica, devono concedere questi desideri se l’austerità è sincera, indipendentemente dal fatto che il richiedente sia virtuoso (Dhruva, Prahlad, Markandeya, Satyatapa) o malvagio (Hiranyaksha, Hiranyakashipu, Taraka, Narakasura, Mura, Bhasmasura).
Conseguenze del potere. Sebbene la devozione conferisca potere, è l’uso di quel potere a determinarne l’esito. I demoni spesso abusano dei loro doni per egoismo e tirannia, conducendo infine alla loro distruzione, dimostrando che il potere senza dharma è insostenibile.
5. Maya, l’illusione del mondo materiale, è la fonte di attaccamento e sofferenza.
Maya ci inganna. Ci fa dimenticare l’infinito e inseguire il finito.
Il velo dell’illusione. Maya è l’illusione divina creata da Vishnu che fa apparire reale e desiderabile il mondo materiale transitorio. Essa conduce all’attaccamento (moha) a forme fisiche, relazioni e possedimenti, causando sofferenza e oscurando l’ultima realtà del Parabrahman.
Anche gli dei cadono in Maya. Persino gli esseri divini possono cadere vittima di Maya, come quando Brahma desidera Shatarupa, Shiva è tormentato dalla morte di Sati o Vishnu usa Mohini per ingannare. L’incontro di Narada con Maya evidenzia quanto facilmente si possa dimenticare l’infinito quando si è intrappolati negli attaccamenti mondani.
Distacco come liberazione. La via verso la liberazione (moksha) implica il superamento di Maya e dell’attaccamento. Storie come la rinascita di Bharat come cervo per la sua ossessione o la realizzazione di Yayati dopo mille anni di giovinezza illustrano la natura vincolante dell’attaccamento e la libertà che si trova nel distacco.
6. Gli avatar di Vishnu intervengono per ristabilire l’equilibrio, spesso con mezzi inaspettati.
Forse il Brahmanda si è salvato attraverso di me.
Il ruolo del Conservatore. Come Conservatore, Vishnu assume varie forme (avatar) per intervenire quando l’equilibrio cosmico è minacciato da un adharma travolgente. Queste incarnazioni non sono casuali, ma avvengono secondo un disegno divino e profetico.
Forme diverse. Vishnu si manifesta in forme diverse, da acquatiche (Matsya, Kurma) e animali (Varaha, Hayagriva) a ibride (Narasimha) e umane (Vamana, Parashurama, Rama, Krishna). Ogni avatar è unico e adatto a contrastare la minaccia specifica, spesso adempiendo condizioni stabilite da doni.
Inganno e Leela. Gli interventi di Vishnu spesso coinvolgono strategie astute e il gioco divino (leela), talvolta usando l’inganno (Mohini, Vamana che inganna Bali, Krishna che inganna Mura o Kalyavana) o apparendo in forme inaspettate per superare avversari potenti che si credono invincibili.
7. Il principio femminile, Shakti, è la forza dinamica dietro creazione e distruzione.
Salve Adishakti. Madre Divina. Il Sacro Femminile.
Fonte di potere. Adishakti, l’energia femminile primordiale, è la forza dinamica che completa il principio maschile statico. È la fonte di tutto il potere e della creazione, manifestandosi come consorti della Trimurti (Saraswati, Lakshmi, Parvati) e in forme guerriere feroci.
Parvati e le sue forme. Parvati, reincarnazione di Sati e consorte di Shiva, incarna vari aspetti di Shakti. Dalla madre nutrice (Ganesha, Kartikeya) alla feroce distruttrice (Durga, Kali, Chamunda), manifesta forme diverse per combattere mali specifici che le divinità maschili non possono sconfiggere da sole.
L’azione femminile. Dee e donne nei Purana dimostrano un’azione potente, influenzando eventi attraverso devozione, maledizioni, doni e azioni. Figure come Sati, Parvati, Durga, Kali, Ganga, Saraswati, Lakshmi, Sita, Draupadi, Kubja, Vrinda, Renuka, Ahilya, Tara, Indrani, Devayani, Sharmishtha, Marisha e Satyabhama giocano ruoli fondamentali, spesso sfidando le norme e guidando la narrazione.
8. Maledizioni e doni plasmano il destino, ma l’intento e l’azione definiscono il carattere.
Un dono non è mai né buono né cattivo. È semplicemente un’opportunità che dà potere.
Contratti cosmici. Maledizioni e doni agiscono come contratti cosmici, alterando destini e mettendo in moto catene di eventi. Sono forze potenti che neppure gli dei possono facilmente revocare, sottolineando la natura vincolante delle parole pronunciate e della volontà divina.
L’intento conta. Sebbene maledizioni e doni determinino le circostanze, è il carattere dell’individuo a decidere come reagire. Un demone può usare un dono per tirannia, mentre un devoto può impiegarlo per scopi giusti. Allo stesso modo, una maledizione può portare sofferenza, ma anche essere un catalizzatore per crescita o liberazione.
Forze in equilibrio. Maledizioni e doni spesso creano situazioni complesse che richiedono l’intervento divino per ristabilire l’equilibrio. L’interazione tra queste forze guida molte narrazioni puraniche, illustrando la complessa rete di causa ed effetto nell’universo.
9. Anche gli dei sono soggetti a difetti, prove e alle conseguenze delle loro azioni.
Siamo davvero i padroni del Brahmanda, Sri Hari, o suoi schiavi?
Imperfezioni divine. I Purana ritraggono gli dei non come esseri infallibili, ma come entità con difetti, ego e desideri. La lussuria di Brahma, la paura e l’orgoglio di Indra, l’infedeltà di Chandra e persino i momenti di rabbia o le maledizioni di Vishnu e Shiva dimostrano che anche loro operano all’interno delle leggi cosmiche.
Prove e sfide. Gli dei sono spesso messi alla prova, sia da saggi (Bhrigu che mette alla prova la Trimurti, Agastya che prova Vindhyachal, Satyatapa testato da Vishnu/Indra) sia dalle conseguenze delle proprie azioni. Queste prove rivelano la loro natura e talvolta conducono a crescita o umiltà.
Vincolati dal Dharma. In ultima analisi, anche le divinità più elevate sono vincolate dal dharma e dalla volontà del Parabrahman. Devono agire secondo i ruoli assegnati, anche quando ciò comporta scelte difficili o sofferenza, sottolineando l’idea che tutti gli esseri, divini o meno, sono strumenti di un disegno cosmico più ampio.
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Recensioni
Mahagatha: 100 Racconti dai Purana è una raccolta affascinante di storie mitologiche indù, apprezzata per la sua disposizione cronologica e lo stile narrativo coinvolgente. I lettori riconoscono il valore della combinazione tra racconti noti e meno conosciuti, le illustrazioni suggestive e la capacità dell’autore di collegare tra loro diverse narrazioni. Il libro offre uno sguardo approfondito sulla filosofia e la cultura indù, risultando accessibile sia agli appassionati di mitologia sia ai neofiti. Pur con qualche critica riguardo a una certa ripetitività o a una minore profondità in alcuni capitoli, la maggior parte dei lettori lo consiglia caldamente come una lettura illuminante e piacevole.
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