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The Lost Continent

The Lost Continent

Travels in Small-Town America
di Bill Bryson 1989 299 pagine
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Punti chiave

1. L’illusione di casa: nostalgia contro dura realtà

Non riesco a descrivere il senso di perdita. Metà dei miei ricordi erano dentro quella casa.

Un ritorno alle radici. Il viaggio di Bill Bryson inizia con il ritorno alla casa della sua infanzia a Des Moines, Iowa, dopo anni trascorsi in Inghilterra. Cerca di riconnettersi con i “luoghi magici” della sua giovinezza, in particolare la casa dei nonni a Winfield. Tuttavia, la realtà che trova spesso contrasta nettamente con i suoi ricordi idealizzati.

Ricordi d’infanzia infranti. Il Winfield vivace della sua giovinezza, con la sua trafficata Main Street e la amata casa di famiglia, si è trasformato in una “baracca” circondata da sviluppi edilizi di basso livello, con i binari del treno e la vecchia villa vittoriana ormai scomparsi. Questo declino materiale riflette un profondo senso di perdita personale, poiché i luoghi che custodivano i suoi ricordi più cari non esistono più come li ricordava.

L’impossibilità di tornare a casa. Questa delusione iniziale imprime un tono malinconico a gran parte del viaggio, sottolineando una verità universale: raramente si può davvero “tornare a casa”. I luoghi e le persone cambiano, e il passato resta un ricordo sfuggente, spesso idealizzato.

2. L’immensità e il paesaggio monotono dell’America

Siamo a mille miglia dal mare in ogni direzione, quattrocento miglia dalla montagna più vicina, trecento miglia dai grattacieli, dai rapinatori e da ogni cosa interessante, duecento miglia da persone che non si infilano abitualmente un dito nell’orecchio e lo ruotano come preliminare a rispondere a qualsiasi domanda posta da uno sconosciuto.

Pianure infinite. Bryson osserva spesso l’immensa, e spesso priva di particolari, distesa del cuore dell’America. Stati come Iowa, Illinois e Nebraska si estendono per centinaia di miglia, dominati da mais, soia e allevamenti di maiali, offrendo poco stimolo visivo. Questa vastità rende il viaggio interminabile, con cittadine spesso separate da “cento miglia o più”.

Disorientamento geografico. La mancanza di punti di riferimento distinti e la scala enorme del paese generano spesso un senso di smarrimento. Bryson nota come intere cittadine possano “sparire” dalle mappe e come le autorità autostradali forniscano dati periferici anziché informazioni direzionali utili, rendendo la navigazione frustrante.

Il silenzio vuoto. Oltre alla monotonia visiva, colpisce il silenzio di questi spazi vasti e deserti. Bryson suggerisce con ironia che in un ambiente così privo di stimoli ci si potrebbe aspettare che la gente guardi ancora “Ozzie e Harriet” e voti per Eisenhower, sottolineando il ritmo lento della vita.

3. L’erosione del fascino delle piccole città

La città non aveva un centro. Era stata divorata dai centri commerciali.

L’omologazione delle cittadine. Bryson si rammarica per il declino dell’America delle piccole città uniche, sostituite da un “squallore commerciale” onnipresente. Città come Carbondale, Illinois, hanno perso i loro centri distintivi, trasformandosi in interminabili strisce di:

  • Fast food
  • Motel
  • Centri discount
  • Centri commerciali

Perdita di comunità. Questo cambiamento comporta la scomparsa di luoghi tradizionali di ritrovo come piazze, diner locali e cinema indipendenti. L’ideale della piccola città, dove la gente passeggiava per i marciapiedi e conosceva i vicini, è stato sostituito da ambienti pensati per l’auto, che scoraggiano il camminare e l’interazione locale.

Il fenomeno “Anywhere, USA”. Molte cittadine, indipendentemente dalla loro storia, ora appaiono indistinguibili. Questa uniformità, guidata dalla comodità e dalle catene commerciali, spoglia il luogo del suo carattere locale, lasciando un senso di “non-luogo” che Bryson trova profondamente deprimente.

4. Le peculiarità del consumismo americano

È chiaro che da tempo produttori e consumatori di cibo spazzatura americano hanno superato insieme una qualche barriera di sensibilità nella ricerca infinita di nuove sensazioni gustative.

Una cultura dell’eccesso. Bryson è affascinato e spesso sconvolto dalle abitudini di consumo americane, soprattutto in campo alimentare e pubblicitario. Nota la bizzarra varietà di nuovi prodotti di cibo spazzatura, suggerendo una disperata ricerca di sensazioni gustative inedite, simile a “tossicodipendenti che hanno provato ogni droga conosciuta”.

L’influenza pervasiva della pubblicità. Il volume e la natura della pubblicità americana, dai supplementi del New York Times agli spot televisivi, rivelano una società costantemente bombardata da inviti all’acquisto. Bryson osserva come queste pubblicità promettano un “breve sballo” e contribuiscano a un “sguardo vitreo” in molti americani.

Il fascino per i gadget. Evidenzia anche l’ossessione americana per dispositivi e gadget che risparmiano fatica, in particolare tra gli appassionati di camper, che equipaggiano i loro veicoli con ogni comodità immaginabile, anche a scapito dell’esperienza autentica o del buon senso.

5. Contrasti netti: cordialità tra tensioni nascoste

Uccidere è terribilmente facile in America.

Una terra di estremi. Bryson incontra spesso una dicotomia sorprendente nella società americana: una cordialità travolgente che convive con inquietanti correnti di violenza, ignoranza e divisione sociale. Nota il calore immediato degli sconosciuti, soprattutto nel Midwest, dove “tutti sono felici, amichevoli e stranamente sereni”.

L’ombra della violenza. Tuttavia, questa amabilità si contrappone spesso alla realtà pervasiva del crimine. Bryson racconta aneddoti personali e osservazioni inquietanti:

  • Aver assistito da bambino a una scena di omicidio a Washington D.C.
  • Il capo di un amico ucciso a St. Louis per soldi.
  • La cronaca quotidiana di omicidi nei telegiornali locali, specialmente a Las Vegas.
  • La facilità con cui si può “uccidere uno sconosciuto, abbandonare il corpo... e trovarsi a 2.000 miglia di distanza”.

Divisioni sociali. Oltre alla violenza, Bryson osserva tensioni razziali persistenti, soprattutto nel Sud, e una diffusa “contaminazione di ignoranza” tra i giovani, evidenziata dalla loro mancanza di conoscenze generali di base. Questo crea un ritratto complesso, a volte inquietante, della società americana.

6. La comica e frustrante esperienza dei viaggi in famiglia

La specialità di mio padre era la capacità di perdersi irrimediabilmente senza mai perdere di vista la meta.

Avventure infantili caotiche. I ricordi di Bryson delle vacanze in famiglia sono fonte ricorrente di umorismo e frustrazione condivisibile. Suo padre, maestro nel perdersi e nel risparmiare, conduceva la famiglia in viaggi epici, spesso miserabili, su una “macchina scassata”.

Particolarità genitoriali. Questi viaggi erano caratterizzati da:

  • L’“impulso maniacale e silenzioso” del padre di lasciare l’Iowa.
  • Il vocabolario limitato della madre (“Non lo so, caro”, “Ti preparo un panino, tesoro?”).
  • L’insistenza del padre su “hotel più squallidi” e diner lungo la strada con igiene discutibile.
  • Le marachelle dei bambini, come lanciare mele “porcupine” dal finestrino.

La ricerca del divertimento a basso costo. Nonostante i disagi, questi ricordi sono intrisi di affetto, evidenziando l’esperienza universale dei viaggi in famiglia. La tenace ricerca del padre di attrazioni gratuite o economiche, come targhe storiche, spesso portava a deviazioni inaspettate e situazioni comiche.

7. La ricerca della sfuggente “città perfetta”

Era inconcepibile che una nazione così legata agli ideali delle piccole città, così dedita nelle sue fantasie a queste idee, non avesse costruito da qualche parte un luogo perfetto...

L’ideale hollywoodiano. Bryson intraprende il suo viaggio con una visione romantica della “città perfetta”, plasmata dai vecchi film di Hollywood e dalla letteratura classica. Questo ideale presenta strade principali alberate, commercianti amichevoli e una tranquillità senza tempo, un luogo dove “Bing Crosby sarebbe il prete, Jimmy Stewart il sindaco”.

La realtà delude. La sua ricerca, però, porta costantemente a delusioni. Luoghi come Springfield, Illinois, e molte cittadine del New England, pur talvolta piacevoli, mancano della qualità magica della sua Amalgam immaginaria. Spesso sono segnati da espansioni commerciali o da un fascino artificiale e “yuppificato”.

Comporre la perfezione. Bryson capisce infine che la sua città ideale non può essere trovata in un solo luogo. Deve invece essere “raccolta a pezzi”: un elegante tribunale qui, una piazza affascinante là. Questo riconosce che l’ideale americano è un mosaico, una composizione di elementi attraenti piuttosto che un’entità perfetta e unica.

8. Il paesaggio americano imprevedibile e maestoso

Nulla ti prepara al Grand Canyon.

Meraviglie naturali e realtà dure. Bryson incontra bellezze naturali mozzafiato, dalle “maestose ondulazioni” delle Blue Ridge Mountains alle “gloriose” Collegiate Peaks. Tuttavia, queste meraviglie sono spesso accompagnate da condizioni meteorologiche estreme e imprevedibili, come improvvise bufere di neve nel deserto o fitte nebbie che oscurano luoghi iconici come il Grand Canyon.

La potenza della natura. Il Grand Canyon, in particolare, lo lascia senza parole, con una “scala quasi incomprensibile” e un silenzio “travolgente”. Questa esperienza, insieme all’immensità dei Grandi Laghi e alla rudezza delle Montagne Rocciose, sottolinea la forza selvaggia e incontaminata della natura americana.

L’impatto umano. Eppure, anche in questi paesaggi grandiosi, le intrusioni umane sono evidenti, da “brutti parchi di roulotte” a “terreni bruciati” da incendi boschivi. Ciò mette in luce la tensione costante tra la conservazione della natura selvaggia e le pressioni dello sviluppo umano.

9. L’ossessione americana per la comodità

L’idea è di non esporsi a un momento di disagio o inconveniente—anzi, di non respirare aria fresca se possibile.

La spinta verso la facilità. Bryson osserva un desiderio pervasivo negli americani di comodità, spesso a scapito dell’esperienza autentica o del fascino tradizionale. Questo è evidente nella proliferazione di:

  • Servizi drive-through
  • Enormi camper concepiti come “sistemi di supporto vitale su ruote”
  • Centri commerciali che sostituiscono i centri storici percorribili a piedi
  • Autostrade che bypassano completamente le piccole città

Sacrificare il fascino per l’efficienza. Questa ricerca di una vita senza sforzi porta a un’omologazione del paesaggio e a un distacco dall’ambiente. Bryson nota l’ironia di persone che guidano per centinaia di miglia in veicoli ermeticamente sigillati per “godersi” la natura senza viverla davvero.

Il costo del comfort. La costante ricerca della comodità, pur rendendo la vita più facile, spesso spoglia il viaggio e la quotidianità del loro carattere unico e dei piaceri inattesi, lasciando un paesaggio anonimo e prevedibile.

10. Il carattere americano duraturo

Tutti sono felici, amichevoli e stranamente sereni.

Un mix unico di tratti. Nonostante le critiche e le osservazioni sulle imperfezioni americane, Bryson torna costantemente alla fondamentale cordialità e simpatia della gente. Dai residenti “stranamente sereni” di Des Moines agli abitanti accoglienti di Littleton, New Hampshire, trova un’apertura diffusa.

Fiducia e apertura. Gli americani, soprattutto nel Midwest, sono descritti come “fiduciosi, amichevoli e aperti”, sebbene a volte “un po’ lenti” a cogliere le battute. Questa bontà innata è un tema ricorrente, in netto contrasto con atteggiamenti più cinici o riservati altrove.

Peculiarità e resilienza. Gli incontri di Bryson con vari tipi americani—dal eccentrico signor Piper agli “ossessionati” dei camper—rivelano un carattere nazionale variegato e spesso singolare. Ma c’è anche una resilienza e una fede incrollabile nel proprio paese, anche di fronte alle sue imperfezioni.

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Recensioni

3.81 su 5
Media di 63.8K valutazioni da Goodreads e Amazon.

Il Continente Perduto ha ricevuto recensioni contrastanti: alcuni lodano l’arguzia e l’umorismo di Bryson, mentre altri criticano il suo tono cinico e pungente nei confronti dell’America delle piccole città. Molti lettori trovano le sue osservazioni divertenti e perspicaci, apprezzando i suoi commenti sulla cultura e i paesaggi americani. Tuttavia, altri ritengono che l’autore sia eccessivamente negativo, sprezzante verso le persone locali e incapace di instaurare un rapporto autentico con i luoghi che visita. Alcuni recensori sottolineano inoltre come l’umorismo e le osservazioni del libro possano essere invecchiati male, soprattutto considerando la correttezza politica e i prezzi citati, dato che il volume è stato pubblicato nel 1989.

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4.38
6 valutazioni

Informazioni sull'autore

Bill Bryson è un autore anglo-americano di grande fama, noto per i suoi testi di saggistica che uniscono umorismo e chiarezza. Nato in Iowa, ha trascorso gran parte della sua vita adulta nel Regno Unito, per poi tornare negli Stati Uniti. I suoi libri spaziano tra viaggi, scienza e linguaggio, con titoli di successo come "Appunti da un’isola piccola" e "Una breve storia di quasi tutto". Nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui l’OBE e l’elezione a Membro Onorario della Royal Society. Dal 2005 al 2011 ha ricoperto la carica di Cancelliere dell’Università di Durham. Pur avendo annunciato il ritiro nel 2020, i suoi volumi hanno venduto oltre 16 milioni di copie nel mondo, consacrandolo come una voce amata e autorevole nella saggistica contemporanea.

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